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Archimede Cirinnà Nekao Cirinnà Galleria opere

Antonella Cirinnà - Nekao

Antonella Cirinnà, pittrice figurativa come il padre Archimede, attiva dall’ultimo ventennio del Novecento ai giorni nostri è arrivata all’arte visiva dopo aver sperimentato l’esperienza del teatro. Nella scuola teatrale che frequentava, al Centro Culturale Brianteo in Casatenovo era considerata da tutti la migliore allieva. Voleva diventare un’attrice ma, nonostante la gran passione, non poté andare oltre l’esperienza amatoriale. Intraprese la pittura come professione verso la fine degli anni Settanta, prima aveva sempre dipinto o disegnato, dato che viveva con la pittura “in casa”.

Non frequentò un’accademia d’Arte poiché poteva usufruire di un maestro a casa. In quegli anni le scuole d’Arte, più delle altre fermentavano di contestazione con pochissima applicazione allo studio. Per questo il padre non permise a nessuno dei figli di frequentare scuole d’Arte. La “bottega” di casa doveva bastare Non riceveva vere lezioni di pittura, in casa si parlava di storia dell’arte analizzando le opere dei grandi maestri o quelle di casa. Il padre, convinto assertore dell’esercizio sistematico e dell’osservazione critica come vera forgia del pittore, stimolava e spronava all’apprendimento quanto più possibile col lavoro.

Questa difficile “accademia” si rivelò una grande scuola. Quindi, autodidatta da una parte, allieva di suo padre dall’altra. Approfondì lo studio della ritrattistica dedicandosi soprattutto al ritratto maschile, ma la sua attività fu caratterizzata soprattutto da quelli di bambini, commissione questa più facile da ottenere e molti di signora. Il Comune di Besana le affidò corsi pomeridiani e serali per bambini in età scolare, i primi, e per adulti i secondi. Tenne anche corsi per l’Auser di Lecco, per la Fondazione “ Giuseppina Scola “ di Brugora e per il Centro Psico Sociale di Besana Brianza, nonché stage nel suo studio.

Con gioia costatò che molti allievi affascinati dai suoi insegnamenti vollero diventare artisti, designer, grafici o semplicemente inclusero stabilmente la pittura ed il disegno tra gli interessi della loro vita. Nella sua carriera artistica visse un breve e intenso soggiorno a Parigi dove abitò al “La Ruche”, il celebre edificio rotondo, vero alveare d’artisti fondato da Alfred Boucher e che ospitò, tra gli altri, illustri nomi quali Soffici, Chagall, Delaunay, Ferdinand Léger solo per citarne alcuni e per molti anni fu punto di riferimento per artisti cosmopoliti.

I soggiorni a Vienna nella terra dei suoi avi materni, o ad Istanbul, o a Dakar, toccarono molto la sua sensibilità d’artista più di altri luoghi e spesso rivivono nei suoi paesaggi insieme con quelli di Villa Prinetti dove lei abitò gran parte della vita tra un viaggio e l’altro. Di Villa Prinetti sono suggestivi i paesaggi sotto la neve, alcune serie di questi furono esposti con successo a Parigi.

La scrittura è una delle sue passioni segrete, di tanto in tanto scrive: poesie, piccoli racconti, favole per bambini. Ha cominciato un romanzo ambientato in Africa che poi ha lasciato in sospeso nell’attesa di tornare là per finirlo. “ Il cerchio, ama dire, si deve chiudere là dove si è aperto…”, Ha collaborato saltuariamente con l’Esagono, giornale locale esistente da oltre trenta anni scrivendo articoli soprattutto d’interesse artistico. Interessante fu il periodo in cui si dedicò a recensire il Festival del Cinema Africano di Milano, avendo così modo di intervistare o conoscere registi ed attori che da alcuni anni cominciavano ad essere noti ad un pubblico più vasto, quali Ola Balogun o Dijbril Diop Mambety, l’autore visionario e geniale di “Hyènes”.

Come tutti gli artisti, caratterizzò la sua attività con mostre e concorsi. Per circa una decina d’anni impegnò le sue energie per di farsi conoscere in ambiente nazionale e internazionale. Dopo piccole esposizioni e concorsi popolari nel territorio dove vive, pensò fosse giunto il momento di tentare altre vie. Ebbe una segnalazione speciale alla Rassegna di Grafica Internazionale di Tokio e Kioto nel 1983, com’esordio le sembrò interessante, perciò continuò questo percorso.

Ecco una sintesi:

Premio Internazionale “E.Drach.” per la grafica. Palma di Majorca. 1984
Mostra Collettiva presso la Basilica di S: Zeno. Pisa. 1984
Personale Galleria la Pantera. Pisa. I984
Centre International D’Art Contemporain. Parigi. 1984
Expo Arte Bari. 1985
Cabinet de Dessins “Espace Delpha”. Parigi 1985
Galerie Hautefeuille. Parigi. 1985
II Premio per la pittura dell’Associazione Siciliana per le Lettere e le Arti. Palermo. 1986
Personale, Galleria Bovara. Lecco. 1987
III Premio per la grafica Città di Palermo. 1987
Collettiva di Pittura e Grafica presso il Museo Mystique. Malta. 1988
3° premio per la grafica – Artecon – Stresa. 1989
Personale: Galleria Vanossi. Madesimo. 1989
Premio Centenarie Tour Eiffel. Parigi. 1989
Selearte. Novegro. 1990
Personale a Villa Cusani presso la sala espositiva della Biblioteca di Carate Brianza 1992.


Per assistere il padre malato ma determinato a non lasciare la sua Sicilia, sospese le partecipazioni a mostre e concorsi, e si trasferì temporaneamente presso di lui, continuando a lavorare nello studio del padre. Sono di questo periodo i ritratti storici di dodici vescovi dipinti per la quadreria dell’Arcivescovado di Catania, ammirati dal regista Zeffirelli, che in quel periodo era a Catania per girare “Storia di una capinera” Fece anche una bella serie di paesaggi siciliani ad olio e a spatola.
La personale di Villa Cusani fu l’ultima di questo periodo dove tuttavia ebbe modo di lasciare il segno profondo della sua versatilità artistica. Infatti, l’apertura della mostra fu caratterizzata e rimase indimenticabile per il numeroso pubblico intervenuto anche grazie ad un’affascinante performance teatrale da lei interpretata. “ Memorie di vite precedenti” una camminata lenta e trasognata lungo i bordi del vasto salone con i capelli stretti da un cercine bianco, trascinando un lunghissimo iridescente cordone a simboleggiare il cordone ombelicale che la univa ad una grotta piena di oggetti simbolici personali e non, fu accentuata da una colonna sonora molto coinvolgente da Keith Jarret a Livaneli, che stupì e affascinò i visitatori. .

L’atmosfera misteriosa della performance inedita trovava echi cromatici nelle opere esposte alle pareti tra paesaggi meditabondi di nostalgie letterarie adolescenziali (L’Isola d’Arturo) o nature morte con tensioni quasi metafisiche (“ Solitudine Blu “) per concludersi nelle indagini psicologiche di raffinata modernità, riscaldata da potente empatia della serie dei monotipi retouché dedicata agli adolescenti. Quella serie di visi adolescenziali, gli “ Assi “, preparavano un ponte tra la ritrattistica tradizionale della quale è, autrice di pregio e la ricerca di una rappresentazione nuova dell’eterno mistero umano..
Dopo la morte del padre, nel 1992, Antonella preferì la quiete meditativa dello studio, lavorando molto al ritratto, grazie anche alle frequenti commissioni, tralasciando temporaneamente mostre e concorsi. Nel giugno del 2007, stanca di dover ancora specificare, a quindici anni dalla morte del padre quali opere firmate Cirinnà fossero sue o del padre, scelse un altro nome per firmare: Nekao. Nome di un Faraone egizio della venticinquesima dinastia.
Certa che con questo nome non ci sarebbero più state confusioni, la prima opera che ha firmato col nuovo nome è il ritratto dell’americana Vivien Tourdeau che ora è in Florida ad Orlando. Antonella, ora, Nekao sta elaborando un progetto. Sorride alle richieste d’anticipazioni, non vuole rovinare la sorpresa. “Quando ?” “ Questo è un segreto “. Morbida pennellata da tigre del palcoscenico…